I pendolari hanno ragione a protestare per i disservizi nel trasporto pubblico ferroviario locale, ma voglio dire loro che oggi siamo di fronte ad una concreta speranza, ad una prospettiva di miglioramento di tutti i parametri: dalla puntualità alle condizioni dei convogli. Con Trenitalia abbiamo avviato un confronto che, ne sono convinto, darà buoni fruttiRenato Chisso, 21 settembre 2011 Capite, sono dieci anni che fa l'assessore, ma il confronto con Trenitalia lo comincia adesso!
Non mi arrendo in quella che è ormai da tempo una battaglia quotidiana contro i disservizi ferroviari del trasporto locale in Veneto. Mi batto anche se ho armi piuttosto spuntate di fronte ad un gestore di fatto monopolista. [...] A parlar del servizio ferroviario locale in Veneto ormai ci si azzecca quasi sempre: è un sostanziale disservizio. Basta un colpo d’aria per far venire il raffreddore ai treni, che non viaggiano o lo fanno lentamente e con fatica. Gli esempi li riportano giustamente gli organi di informazione, che si fanno interpreti delle doglianze dei viaggiatori. Io ricordo che, nell’ultima metà di novembre, il primo treno locale da Mantova a Venezia è stato soppresso due volte, mentre una volta ha avuto un ritardo di mezz’ora e, mi dicono, in un’altra occasione di 90 minuti: non un vecchio convoglio arrancante, ma un TAF abbastanza moderno. Sono ancora in attesa di spiegazioni. Di sicuro in troppi casi trovare il treno, trovarlo puntuale e con i posti che dovrebbe avere è diventata una lotteria. Che noi e i cittadini paghiamo e di fronte alla quale possiamo solo prendere nota e accumulare le multe per inadempienza del contratto. Certo, se potessimo farlo lo disdiremmo, ma questa possibilità al momento non c’è e invocarla diventa una grida inutile. Abbiamo davanti una stagione economicamente difficile e con risorse pubbliche, e non, solo risicate. Ribadisco che siamo chiamati a fare le nozze coi fichi secchi. Ma i disservizi sono indipendenti da quello che paghiamo. E meno male che abbiamo ben investito finchè lo potevamo e almeno tra qualche mese cominceranno ad arrivare i nuovi treni completi regionali.Renato Chisso, 2 dicembre 2011 Qui si raggiungono vette di comicità: il post sul blog di Chisso è intitolato "un'epidemia di influenza" (cioè, arriva l'autunno, e i treni vanno lenti perché si raffreddano, ovvero prendono l'influenza, ma che simpaticone!), e i virgolettati delle parole dell'assessore vengono così introdotte, Renato Chisso, assessore alle politiche della mobilità del veneto, non si tira indietro e non le manda certo a dire, di fronte all’ondata di lamentele dei viaggiatori, specie in questi ultimi giorni. Caspita che paura! È arrivato il cavaliere senza macchia e senza paura, che risolverà tutti i problemi della trasporto ferroviario veneto! Ma sono dieci anni che sei già lì, ti sei svegliato adesso?
Passiamo ora alle cose serie, che non ho certo parlato di Chisso per via della sua simpatia o del suo aspetto fisico.
A luglio, sono stati soppresse in maniera definitiva (cioè non solo per un giorno) 27 corse in Veneto.
Copio da Ferrovie a nord est:
A questi attacchi, non si è fatta attendere a lungo la risposta da parte dell'ufficio stampa del gruppo Ferrovie dello Stato la quale afferma che "tali modifiche sono state ovviamente effettuate in coerenza con il Contratto di Servizio, nell'ottica di consentire alla Regione il rispetto degli impegni finanziari contrattuali. Lo stesso Contratto prevede del resto una serie di azioni di progressivo efficientamento dei servizi e di aggiornamento delle tariffe. Anche i tempi e le modalità di attuazione delle modifiche erano stati portati a conoscenza della Regione". La risposta sintetica non lascia trapelare le ragioni a monte di questa scelta che, invece, vengono rivelate dall'Assessore alle politiche della mobilità, Renato Chisso, che afferma di essere il più ‘incazzato' con Trenitalia, per le informazioni inadeguate che ha fornito: "‘Efficientamento' non può voler dire solo tagli unilaterali. Dobbiamo anzitutto dire le cose come stanno: soldi non ce ne sono e dobbiamo fare il massimo con i fichi secchi. Occorre ottimizzare. Nel contratto di servizio l'ottimizzazione si chiama ‘efficientamento' e forse, se c'è bisogno di una sorta di neologismo, qualche inghippo c'è. Il riferimento è a quei convogli che viaggiano con pochissimi passeggeri ma il cui servizio può essere parimenti svolto da altri treni entro uno scarto di tempo di una mezz'ora/tre quarti d'ora. In tempi di vacche magrissime questo ragionamento non è un optional: parliamo di treni con medie di 10 – 15 passeggeri, ma anche di 4 o 6. Ha senso spendere per tenerli in piedi quando ci sono altri convogli che fanno la medesima tratta in un arco temporale contenuto. Se dobbiamo risparmiare, dobbiamo anche essere realisti. [...] Ma se è ragionevole un efficientamento del genere, ci sono almeno tre corse soppresse la cui media di viaggiatori supera i 30. E qui non ci siamo proprio. Voglio aprire un tavolo con la società ferroviaria per verificare ciascuna situazione e ripristinare quelle corse la cui eliminazione non ha reali o giuste alternative".
Non mi vergogno di dire che uno dei treni che non sarebbero dovuti essere cancellati (essendo molto frequentato) passava per la mia linea. Sto parlando del R5567, secondo per numero di passeggeri tra le corse cancellate. Il suo cancellamento mi obbliga ad uscire di casa due ore prima del necessario (salendo in treno alle 10.50 invece che alle 12.50). Sono incazzato, ma non mi sto inventando nulla, ho infatti fornito i link di tutte le fonti.
Uno s'immagina: hanno cancellato dei treni molto frequentati, ma magari li rimetteranno (almeno quelli più frequentati) dopo l'estate, o coi nuovi orari.
Bene, il nuovo orario è in vigore da oggi 12/12/2011, il R5567 non è stato riattivato, ma è stato soppresso anche il treno successivo. Ora, per andare verso Padova, o si prende il treno delle 10.53, o bisogna aspettare il 14.27. Tre ore e mezza di buco.
Ma al peggio, non c'è mai fine.
Dovete sapere che la linea Legnago-Padova, negli ultimi 30km prima di Padova, è sovrapposta con la ben più importante Bologna-Venezia, servita da treni con orari cadenzati.
Quindi i treni verso Venezia partono da Monselice sempre alle .07 e arrivano a Padova sempre alle .27, i treni verso Bologna partono da Venezia alle .57, da Padova alle .33, e arrivano a Monselice alle .48. Che è un'ottima cosa, sapere a che ora parte il treno senza dover controllare l'orario. Infatti, pur non essendo più disponibili gli orari sul sito delle FS (perché ovviamente sto parlando del vecchio orario, in vigore fino a domenica 11/12/11) li ricordo a memoria.
Torniamo quindi a Chisso, che ha sentito la necessità di invocare l'introduzione dell'orario cadenzato il 17 settembre 2011.
Non c'è che dire, col nuovo orario è stato accontentato:
MONSELICE PADOVA
7.13 7.36
8.14 8.40
9.11 9.28
10.11 10.28
11.11 11.27
13.11 13.27
14.11 14.28
15.11 15.28
16.11 16.28
PADOVA MONSELICE
11.29 11.44
12.29 12.44
13.33 13.48
14.29 14.44
15.29 15.44
16.29 16.44
17.33 17.48
18.22 18.44
19.29 19.44
20.33 20.48
In sintesi, i treni da Venezia per Bologna, col nuovo orario sono tutto tranne che cadenzati! Soprattutto, notate il treno delle 18.22 (parte 7' prima, per arrivare sempre alle .44!), che ha un tempo di percorrenza di un treno regionale (che "fa" tutte le fermate, 3 tra padova e monselice), pur essendo un regionale veloce (cioè con un'unica fermata tra padova e monselice).
Ora mi direte: ma ritieni Chisso responsabile di questo casino?
No, ma chiarisco cosa intendo dire citando un'ultima volta Ferrovie a NordEst: (il corsivo è mio)
L'Assessore alla Mobilità, già bersagliato in questi giorni da numerose critiche dovute ai continui ritardi e all'impietosa situazione del materiale rotabile spesso guasto o non sufficiente a trasportare tutti i viaggiatori, mostra indignazione per questa novità che colpirà le ferrovie venete dall'anno nuovo e avanza precise richieste per sopperire all'assenza di personale nelle stazioni: "Pretendo due cose - e ho scritto in proposito a Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana - che ci sia almeno una emettitrice automatica di ultima generazione, in grado di fornire qualsiasi tipo di biglietto e abbonamento ferroviario (posso sorvolare su quello annuale); che gli edifici, di fatto abbandonati, vengano ceduti in comodato ai Comuni, in modo che possano restare vivi ed essere utili alla comunità"
L'atteggiamento di Chisso è inopportuno e ambiguo e ciò viene evidenziato dalla posizione ufficiale assunta dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane che dice: "L'apertura e la chiusura delle biglietterie, come l'istituzione o la cancellazione di corse ferroviarie, competono infatti alla Regione nella sua veste di ente finanziatore e committente di tali servizi. E' evidente che le scelte compiute dalla Regione sono coerenti alle effettive risorse che l'amministrazione regionale può destinare a tale settore e sono, ne siamo certi, orientate a dare le migliori risposte possibili agli utenti, sempre in coerenza con tali risorse." (spiritose anche le FS, no?)
Par di capire, dunque, che mentre Chisso dice peste e corna di Trenitalia affermando di avere "armi piuttosto spuntate di fronte ad un gestore di fatto monopolista" col quale disdirebbe volentieri il contratto se ce ne fosse la possibilità, siano gli uffici da lui stesso coordinati, in nome di un tanto proclamato "efficientamento" (sic) delle risorse a chiedere il taglio dei turni del personale di biglietteria. Non c'è altro da aggiungere: un vero comportamento alla Dottor Jekyll e Mister Hyde!
Non è certo la prima volta che assistiamo a questo gioco perverso, e non sarà nemmeno l'ultima, ma ci teniamo a fare chiarezza a questo proposito: parlando di offerta di trasporto ferroviario regolato da un Contratto di Servizio (CdS), ogni volta che un politico regionale dichiara che "Le Ferrovie" prendono decisioni indipendenti dalla sua volontà, quel politico sta mentendo.
In primis perché "Le Ferrovie", questo mostruoso e poliedrico essere mitologico, sono un soggetto inesistente al di fuori della retorica politica. Per citare solo una minima parte del mare di soggetti coinvolti nel "fare ferrovia", abbiamo Rete Ferroviaria Italiana che gestisce l'infrastruttura (binari, stazioni e circolazione), e diverse Imprese Ferroviarie -ad es. Trenitalia- che possiedono il materiale rotabile e offrono i loro servizi al pubblico, o tramite vendita diretta o tramite CdS con le Regioni. Questo quadro è comunque semplificato, ma già permette di affrontare con più preparazione.
In secundis, proprio perché i servizi ferroviari regionali sono completamente dipendenti da CdS, non esiste che "Le Ferrovie" prendano iniziative proprie senza che la Regione ne sia informata: anzi, è proprio la Regione ad avere potere e responsabilità delle decisioni sul trasporto. Trenitalia è un mero fornitore che non fa nulla che il suo cliente -la Regione- non gli richieda (ad onor del vero, Trenitalia non è esattamente il fornitore più affidabile e rispettoso degli impegni che possa venire alla mente, ma il caso delle biglietterie è nato da un'esplicita richiesta della Regione Veneto).
In tertiis... tertium non datur, le conclusioni le devono trarre i cittadini. In tutti i casi è intollerabile continuare a sentire un amministratore regionale che usa imprecisioni retoriche per scaricare le proprie responsabilità politiche, sfruttando il fatto che ancora in molti -troppi- pensano che siano ancora le vecchie FS o lo Stato a decidere tutto ciò che succede in ferrovia.
Tutto questo Chisso, come molti altri politici, lo sa molto bene e continua da anni -peraltro con un certo successo- a fondare la propria popolarità sull'ignoranza dei cittadini.
Il post si è allungato anche troppo, l'ora si è fatta tarda, occorre chiudere.
Con un invito all'onnipresente Chisso: ficcati la lingua su per il culo, e stringi bene le chiappe!