lunedì 6 luglio 2009

Come faremmo senza la Lega?

da LaVoce.info

Secondo le ricerche e le stime disponibili, gli arrivi via mare non rappresentano più del 10-12 per cento dell’immigrazione irregolare dall’Africa verso l’Italia. Un’altra componente entra con documenti contraffatti, oppure nascosta su mezzi di trasporto terrestri. Tuttavia, La maggioranza tuttavia, intorno al 75 per cento probabilmente, arriva in un modo molto più semplice e meno rischioso: con un regolare visto turistico, che a un certo momento scade, trasformando il turista in immigrato irregolare. Magari perché ha trovato un lavoro. Conviene ricordare che gli sbarcati nel 2008 sono stati circa 30mila, mentre la stima del totale dell’immigrazione irregolare si aggirano sul milione di persone. E comunque le richieste di regolarizzazione ai sensi dell’ultimo decreto flussi, del 2007, ne conteggiavano 740mila.
Un secondo mito che il rapporto sfata si riferisce all’attribuzione ai migranti africani di caratteristiche di drammatica povertà, disperazione, fame. In realtà, pur non essendo ricchi, sono mediamente meno poveri di quanti non partono, e si muovono per scelta, non perché costretti da altri. Se riescono a mettersi in viaggio e a pagare il passaggio in barca, significa che dispongono di risorse o sono in grado di procurarsele. Soprattutto lavorando in Nord-Africa, dove risiedono oggi più migranti sub-sahariani che in Europa.
Un terzo mito messo in discussione si riferisce ai trafficanti: come risulta anche dagli atti processuali, non si tratterebbe di grandi mafie tentacolari, ma di organizzazioni piccole, fluide e flessibili. Spesso di ex pescatori rovinati dai permessi di pesca accordati agli europei dalle autorità dei loro paesi nel quadro della cooperazione euro-africana.
In definitiva, il governo non ha fermato nessuna invasione. Prima di tutto perché l’invasione dal mare, se così vogliamo definirla, è poca cosa, giacché i migranti irregolari arrivano quasi tutti per altre strade. E in secondo luogo arrivano principalmente perché sono richiesti e impiegati nelle nostre famiglie e nelle migliaia di imprese che danno loro lavoro in nero, senza apprezzabili interventi di contrasto da parte delle istituzioni dello Stato.

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